Oggi ho avuto l’occasione di svolgere un compito importante: mettere le castagne sul graticcio. Importante perché da anni lo ha sempre fatto Ranieri, purtroppo non ha potuto essere presente oggi, quindi ho potuto sostituirlo per questo compito.

Certo che è un compito facile perché non dovevo fare altro che svuotare i sacchi che i colleghi mi passano da giù. Poi – una volta caricate parecchie castagne – occorreva spargerle in maniera uniforme sul graticcio. Ma non è di questo che voglio scrivere qui oggi.

Il bello è iniziato quando sono arrivate le scolaresche. Allieve e allievi si sono messi in fila indiana e ciascuno con un sacchetto di castagne mi ha rubato il lavoro 🙂 Sono saliti lungo la scala (quella brutta di metallo, ma è di mio nonno e quindi ci tengo) e arrivati in cima hanno svuotato il sacchetto. C’era chi era abituato a salire i pioli come se lo facesse tutti i giorni, altri invece bisognava seguirli e rassicurarli, soprattutto nella discesa.

Alcuni arrivando in alto senza proferire parola hanno svuotato il sacco, altri hanno fatto domande come quel bambino che mi ha chiesto: “ma come faremo a riconoscere le nostre castagne?” al quale ho dovuto spiegare che questo non sarebbe stato possibile, altri hanno dovuto allacciarsi le scarpe prima di scendere. Alcuni erano sorpresi e si sono limitati a esclamare “wow!” oppure “quante!”. Ma poi è arrivato lui, Gabriele, ha sgranato gli occhi alla vista di quelle castagne e ha detto: ma è un oceano di castagne!

A quel momento ho capito che la vera ricchezza sta in queste piccole soddisfazioni! Ho immerso le mie mani nelle castagne, le ho sollevate e per finire le ho fatte scivolare giù, e per un attimo mi sono sentito come un Paperon de’ Paperoni nel suo deposito. Grazie Gabriele!

Giusto per la cronaca: a mezzogiorno abbiamo finito di caricare la “grà” con ben 380 Kg di castagne molto belle e di diverse calibrature.

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